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FUORI delle RIGHE

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dimensione dell’amore- Lc 17,5-10

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?  Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».


«Accresci in noi la fede!».

Dagli apostoli giunge una domanda forte... un bisogno assoluto. La parola fede è carica di equivoci, nella comprensione comune è quasi sinonimo di adesione a una idea [il credere come veri determinati assunti o concetti, basandosi sull’altrui autorità o su una personale convinzione – Vocabolario Garzanti], per la teologia è la prima delle tre virtù teologali, per altri è un sentimento religioso che lega l’uomo a Dio. Credere è una sorta di navigazione a vista galleggiando su un mare di dubbi, problemi, contraddizioni. La chiesa e la Bibbia sono piene di contraddizioni, come la vita degli apostoli che fanno la richiesta al Signore, del resto anche la vita di ciascuno, se non ci fossero le contraddizioni non potremmo neppure parlare di fede, perché parleremo di qualcosa razionalmente acquisito.
Se uno ha le risposte a tutte le domande, ecco che questa è la prova che Dio non è con lui. Vuol dire che è un falso profeta, che usa la religione per se stesso. Le grandi guide del popolo di Dio, come Mose, hanno sempre lasciato spazio al dubbio. Si deve lasciare spazio al Signore, non alle nostre certezze; bisogna essere umili (papa Francesco, Civiltà Cattolica 2013)
... cosa gli apostoli chiedono davvero al Signore Gesù? due parabole sono la sua risposta.


quanto un granello di senape

La prima parabola ci parla di un albero piantato nel mare... l'impossibile che diventa possibile; l'utopia che nella fede diventa già realtà possibile e raggiungibile. La fede è capace di coniugare la realtà delle cose come reale è l’albero con la speranza di ciò che appare al momento impossibile come l’essere piantato in mare. Ci è chiesto di conoscere quell’albero e quel mare per potere avere su di essi uno sguardo utopico; la fede è uno sguardo profondo nella vita, nella storia degli uomini e contemporaneamente in Dio e nella sua imperscrutabile volontà.


Se ha un servo

La parabola del servo ci fa fare ancora un passo avanti nella comprensione della fede... il servo è colui che lavora nel campo, tutto il giorno; a fine giornata anche se crede di aver finito ha ancora molto da fare non si può accomodare per mangiare, ma deve ancora rimboccarsi le maniche e servire il suo padrone.
Come Cristo che si è fatto servo fino in fondo. Il primo servo inutile è proprio Gesù che ha speso tutta la sua vita e quando ha fatto quanto doveva fare si è lasciato inchiodare sulla croce tra due malfattori.
L’inutilità ci dà la dimensione dell’amore totale e gratuito. L’identità del Cristo sta nell’essere l’incarnazione dell’Amore


Così anche voi

Gesù esce dall'esempio parabolico e ci interpella direttamente... anche noi siamo chiamati a lavorare nel campo della vita e della storia degli uomini, in obbedienza a quanto il Padre ci chiede, ciascuno secondo la sua vocazione, ma senza riserve... con una certezza che il "lavoro della fede" non è uno "straordinario" non ci dà un maggior utile od una opportunità maggiore. È proprio la gratuità la dimensione vera del nostro essere; la capacità di servire racconta la nostra identità e il valore dell’essere umano. Quando non ci mettiamo al servizio per amore non siamo nulla, come quando facciamo qualcosa davanti al Signore cercando di farci belli ai suoi occhi, per piacere a Lui cercando nella relazione con Lui una qualche utilità. Invece la gioia, la libertà interiore nasce proprio dal sentirsi servi inutili davanti al Signore.
Si chiede da te soltanto che, ovunque tu vada, in qualsiasi angolo tu consumi l'esistenza, possa diffondere attorno a te il buon profumo di Cristo. Che ti lasci scavare l'anima dalle lacrime della gente. Che ti impegni a vivere la vita come un dono e non come un peso (Tonino Bello).
Così Gesù risponde a chi gli ha chiesto di aumentare in lui la Fede: affina il tuo sguardo, guarda oltre il possibile... lavora con impegno, ama senza riserve secondo la tua vocazione per realizzazione del Regno di Dio... ti troverai una fede aumentata.